L’intera storia umana può essere letta alla luce del bisogno di garantire stabilità per lo sviluppo della nostra specie attraverso un controllo sempre maggiore sugli enti del mondo. Nel corso dei secoli questo controllo sugli enti si è via via affinato, fino ad assumere una forma ben precisa, che in molti hanno chiamato ‘pensiero calcolante’ e rispetto alla quale la ragione tecnico-scientifica non è che l’ultima e più sofisticata espressione.
Se – approssimando – per ‘pensiero calcolante’ intendiamo “quell’attività di indagine razionale volta a scovare le cause e le condizioni che permettono il persistere e il perdurare dell’ente al fine di svincolarlo dalla sua precarietà e, dunque, di poterne disporre a proprio piacimento”, potremmo dire che le realtà virtuali che il metaverso ci metterà a disposizione possono essere considerate come il sogno realizzato di tale pensiero calcolante. Grazie alla ragione tecnico-informatica, infatti, non solo questo o quell’ente particolare, ma un’intera realtà è/sarà nelle mani della progettualità e del controllo umani.
Tutto questo si fa particolarmente evidente se andiamo a considerare le realtà virtuali in quanto realtà persistenti.
Ma cosa significa ‘persistenza’?
Notiamo subito che il termine ‘per-sistere’ condivide con ‘ek-sistere’, ‘in-sistere’, ‘con-sistere‘, ‘sub-sistere’, la medesima radice.
Tra le aree semantiche che tale radice esprime, quella che si impone con maggior forza è quella che riguarda l’ambito ontologico di ciò che chiamiamo ‘realtà’, vale a dire quell’ambito (di sapere) che la tradizione filosofico-metafisica ha sviluppato attorno alla domanda che chiede “che cos’è la realtà?” – e non, ad esempio, attorno alle domande “come posso conoscere la realtà?” (ambito gnoseologico), “che senso ha essere-nel-reale?” (ambito fenomenologico-esistenziale), o “cosa c’è oltre la realtà?” (ambito speculativo). La radice del termine ‘per-sistere’, infatti, si riferisce allo “stare” e al “permanere nell’essere” di un qualcosa, sia esso un ente particolare o, come nel nostro caso, una realtà (virtuale) intesa nella sua totalità. Inoltre, nel termine ‘per-sistere’, il prefisso ‘per’ suggerisce una sfumatura semantica che pone l’accento proprio su quella che potremmo chiamare “la causa che rende possibile questo stare e questo permanere”, cioè “sulla condizione grazie alla quale quel qualcosa sta e permane”. Il significato del termine ‘per-sistenza’, dunque, può essere espresso nella seguente definizione: per-sistere significa che un qual-cosa sta e permane nell’essere e che può continuare a permanervi perché c’è una causa e/o una condizione che ne per-mette lo stare continuativo.
Nel caso delle realtà virtuali la causa e/o la condizione che permettono la loro persistenza sono del tutto sotto il controllo dell’uomo. Detto questo, per meglio comprendere da un punto di vista filosofico-ontologico ciò che è/sarà la realtà virtuale del metaverso, un paragone con la nostra realtà attuale può essere illuminante.
Data la definizione di ‘persistenza’ appena data, possiamo noi definire ‘persistente’ anche la realtà che quotidianamente abitiamo?
Rispondere sbrigativamente in maniera positiva (ma anche in maniera negativa) a questa domanda è solo un modo di evitare di affrontare seriamente la questione. Persino se ci riferiamo all’aspetto “materiale” che caratterizza la realtà che attualmente viviamo, infatti, determinarlo con assoluta certezza come puramente e semplicemente persistente – evitando cioè di approfondire, ad esempio, il fatto che potrebbe esservi persistenza solo dove vi è oggettualità, e che può esserci oggettualità solo dove vi è soggettività – ci farebbe tralasciare un ulteriore carattere ontologico della nostra realtà attuale stessa, vale a dire quel carattere che è stato individuato dalla tradizione filosofica come ‘presenza’ e che, stando ad essa, va ad essere considerato come la dimensione ontologica fondamentale entro la quale l’uomo ha costruito e continua a costruire il senso di ciò che chiama ‘realtà’.
Possiamo dire che tale carattere ontologico-fondamentale caratterizzi anche le realtà virtuali che ci attendono nel metaverso? È cioè corretto rintracciare la dimensione ontologica fondamentale della presenza anche nei mondi digitali tridimensionali? Se sì, fino a che punto? Se no, per quale motivo?
Partendo proprio da questi interrogativi, nel prossimo post continueremo ad interrogarci attorno a ciò che è/sarà il metaverso. E lo faremo, come al solito, mossi dal fine di provare a comprendere un po’ meglio il futuro che ci attende; futuro del quale i mondi digitali tridimensionali rappresenteranno molto probabilmente uno degli aspetti più importanti.