In una via del Corso che la domenica sembra una puntata multiforme di Tú sí que vales (vincitori assoluti, i cani 3D di uno scultore di sabbia), Palazzo Cipolla ci propone le visioni di Ipotesi Metaverso di Gabriele Simongini e Serena Tabacchi (fino al 23 luglio), grazie alla Fondazione Terzo Pilastro.
Opere d’arte del passato si affiancano o contrappongono in tanti modi in una mostra che a suo modo informa sulla tecnologia e che certamente emoziona anche il tecnico.
Il metaverso, qualsiasi cosa sia o diventerà, è certamente un nuovo modo di pensare alla terza dimensione. Niente può aprire la mente alla terza dimensione come “Piranesi, Carceri D’Invenzione” il mai troppo celebre film di Grégoire Dupond (qui il video) realizzato nel 2020 (qui un interessante articolo). Stampe note a tutti prendono volume e diventano, se non metaverso, uno dei suoi possibili luoghi.
Non così per l’ipermondo truccato di Escher, citato tra le ipotesi. D’altronde parlare oggi di metaverso richiede certo installazioni di vario genere, come l’altalena che percepisce la rotazione e varia la velocità delle immagini sullo schermo.
Il visore come coprotagonista
Il primattore dovrebbe essere il visore, ed infatti lo è, grazie ad alcune sessioni nelle quali indossandolo lo spettatore può entrare in alcuni di questi mondi, volando o banchettando, con sensazioni anche aptiche. Non di primattore si tratta, però, bensì di un coprotagonista in un evento che ha molti attori sullo stesso piano.
Tra questi c’è anche il data artist turco Refik Anadol, con la sua Floral Pigmentation, in una enorme installazione (qui un video similare, ma relativo all’esibizione al Moma, e mal titolato).
Gli effetti della frammentazione
Dal punto di vista di Simongini & Tabacchi, quindi, oggi il metaverso è al centro d’un più ampio movimento tecnologico e con lui lo sono le sue rappresentazioni anche artistiche. La destrutturazione del reale imposta dalle disruptive technologies frantuma tutto il mondo in piccoli pezzi che poi vengono ricomposti in modalità diverse e con tecnologie diverse anche attingendo al passato.
La mia personale impressione sulla mostra è che rivoli non sempre metaversici, ma comunque tecnologici, competono e coopetono, in un moderno, incessante, angosciante koyaanisqatsi.
Questo articolo è dedicato a Salvatore Iaconesi e Giuseppe Porsia.