Nick Clegg, presidente Global Affair di Meta, già vice primo ministro del Regno Unito, ha pubblicato un lungo saggio sul metaverso per fare un po’ di chiarezza sul ruolo della sua azienda e sullo stato dell’arte del metaverso.
Per lui il metaverso è la prossima generazione di internet, uno spazio più immersivo e tridimensionale che rappresenta la naturale evoluzione delle nostre esperienze, dopo il passaggio dal web testuale a quello visivo (prima solo foto e ora sempre più video) e dal desktop al mobile. Ma, dice Clegg, ci vorranno almeno 10-15 anni, se non di più, per arrivare alla piena realizzazione di questo progetto.
Il metaverso non sarà di una singola azienda
La prima cosa che Clegg sottolinea è che il metaverso non è un’idea di Meta e che nessuna azienda potrà possederlo. Non avrà proprio senso parlare del metaverso di Meta così come oggi non ha senso parlare di una internet di Google o di Facebook. Saranno tante le aziende che costruiranno un pezzetto del mondo futuro ma, per la sua complessità, nessuna potrà avere il monopolio.
Nelle intenzioni del dirigente il metaverso, nonostante il rimando terminologico ad universi lontani, non sarà un modo per fuggire dalla realtà, ma solo un modo per migliorare l’esperienza online, rendendola più immersiva e ricca, aggiungendo un senso di presenza che oggi manca.
Le esperienze avranno tre caratteristiche fondamentali:
- Effimerità: come nel mondo fisico, la comunicazione sarà effimera nel senso che parleremo con gli altri faccia a faccia, in tempo reale e non resterà traccia di quella conversazione
- Personificazione: attraverso il nostro avatar comunicheremo anche con il corpo e con un linguaggio non verbale
- Immersività: avremo la percezione di essere dentro un ambiente e di sentire la presenza degli altri
Un metaverso aperto
Il metaverso rappresenterà una grande opportunità economica e aprirà le porte a nuove possibilità per migliorare l’istruzione, la sanità, il commercio. Clegg cita un recente white paper di Analysis Group secondo il quale l’economia del metaverso varrà 3 trilioni di dollari nel 2031 e creerà nuovi posti di lavoro.
Perché ciò accada le aziende che opereranno in questa nuova internet non dovranno creare tecnologie ed esperienze chiuse, ma aperte allo scambio, all’interoperabilità. Quindi bisognerà creare delle regole comuni così com’è accaduto per lo sviluppo del world wide web (si pensi al protocollo TCP/IP e al linguaggio HTML). Immaginando il metaverso come una casa avremo tre diversi livelli, ognuno con propri standard da rispettare:
- Le fondamenta composte dai dispositivi hardware (smartphone, occhiali AR, visori VR, ecc.)
- Il piano terra fatto dalle piattaforme e dalle reti che creeranno i prodotti per abilitare le esperienze degli utenti
- Il primo piano rappresentato da tutte le esperienze che gli utenti potranno fare, ludiche e lavorative
Attualmente questi standard non esistono, ma Clegg assicura che Meta sarà in prima linea per contribuire a svilupparli (ora è tra i membri principali del Metaverse Standards Forum).
Poi, naturalmente, ci saranno regole specifiche che ogni spazio si darà per evitare che le esperienze diventino poco piacevoli (così come oggi accade nei social media). A tal proposito i Reality Labs di Meta hanno adottato delle linee guida per assicurare che ogni prodotto rispetti la privacy, la sicurezza e favorisca equità e inclusione.
La visione di Clegg è molto chiara e ottimistica, ma ovviamente parlando da policy maker evita di toccare temi molto cari per il business di Meta, ma scottati come il tracciamento e la profilazione delle nostre attività nel futuro metaverso. Prima o poi se ne dovrà parlare.