Che cosa realmente fa una blockchain? E’ questa la domanda che ogni persona, dall’amministratore di un’azienda all’uomo della strada, si pone ascoltando l’ormai eterna discussione su Bitcoin, Ethereum e le altre altcoin. Per capirne il funzionamento ed il suo utilizzo potremmo sintetizzare l’essenza della blockchain usando due fondamentali concetti: disintermediazione e scarsità.
Con il primo termine, molto spesso sostituito ed ampliato con il concetto di “decentralizzazione”, si intende la possibilità di effettuare transazioni sicure senza un ente validatore centralizzato che ne assicuri sicurezza e verificabilità. Non esiste, nello specifico dell’ambito finanziario applicato alle blockchain, una Banca Centrale che garantisca e verifichi la sicurezza delle singole transazioni tra i diversi conto bancari. Nella blockchain tutto avviene a livello del singolo utente con la firma digitale e la propagazione di un messaggio verso altri utenti/attori.
Allo stesso tempo una blockchain è in grado anche di offrire una “scarsità digitale” ovvero andare contro ad uno dei principi base del mondo digitale: l’estrema semplicità nella copia e ridondanza dei dati. Questa specificità controintuitiva è possibile attraverso complessi sistemi crittografici che non permettono la duplicazione fraudolenta di una stessa entità al suo interno, ma anche l’impossibilità che tale unità sia spesa due volte dallo stesso utente. E’ in pratica una piattaforma nata per assicurare matematicamente che un credito possa essere veicolato tra tutti gli utenti della rete blockchain in maniera sicura e verificabile con le stesse caratteristiche base che noi percepiamo nei confronti del denaro maneggiato quotidianamente.
Esistono ovviamente delle caratteristiche peculiari che hanno un profondo impatto a livello economico e che sono state ampiamente criticate sia a livello teorico che pratico, ma non sono utili nella nostra attuale discussione. L’essenza di una piattaforma blockchain è dunque quella di permettere transazioni economiche/finanziarie tra diversi utenti senza il bisogno di una entità governativa centralizzata. Anzi potremmo dire che l’eliminazione delle banche è il motivo ultimo della stessa creazione di Bitcoin e di tutte le blockchain in generale. Alla luce di questa profonda scelta ideologica ed architetturale possiamo certamente pensare che la blockchain possa diventare lo strumento ideale all’interno di un Metaverso permettendo quindi ai suoi utenti di effettuare le diverse operazioni di compravendita. Grazie ai pionieristici studi di Edward Castronova sappiamo infatti che l’economia gioca un ruolo fondamentale e fondante all’interno dei mondi virtuali e dunque per astrazione diretta per l’insieme unione di tutti i mondi virtuali, ovvero il Metaverso. Dunque, come fare a meno di un mezzo nato proprio per creare un’economia virtuale all’interno del Metaverso? Non è un caso che diverse piattaforme, come ad esempio The Sandbox o Decentraland, abbiano perfettamente integrato la blockchain e ne stiano nascendo interessanti prospettive economiche. E’ pur vero, tuttavia, che l’uso di NFT associati ad asset 2D/3D o “terreni virtuali” sta portando il mercato ad un livello speculativo che molti esperti ritengono eccessivo, forse persino controproducente.
Il problema principale è considerare la blockchain non uno strumento utile al Metaverso, bensì il suo fine. L’ambito speculativo sta mettendo completamente in ombra le altre caratteristiche di un futuro Metaverso.
La blockchain ha perso il suo valore di semplice mezzo sicuro di scambio per diventare un sistema finanziario fine a se stesso. Qualcuno ha paragonato l’uso della blockchain ad una singolarità capace di deformare ed attrarre a sé qualunque cosa, snaturando, in definitiva, i principi alla base di un vero Metaverso. E’ compito di ognuno di noi come progettisti e semplici utenti trovare il giusto equilibrio così da poter sfruttare gli indubbi vantaggi e minimizzando gli eccessivi effetti della finanza speculativa. L’obiettivo ultimo è realizzare il Metaverso che sfrutti come circuito di scambio la blockchain, non il contrario.