Osservatorio Metaverso

Rapidus è una nuova realtà giapponese, finanziata anche dal Governo, che intende riportare sulle isole del Sol Levante la produzione di wafer e chip ad elevata tecnologia. La notizia dei primi di dicembre 2022 è l’accordo con IBM per la tecnologia dei 2nm con produzione di chip (non è chiaro con quale tecnologia) già entro il 2027. La notizia è ricca di spunti che vedremo più avanti: intanto non sfugga il nome latineggiante dell’iniziativa.

Parlare oggi di cifre non ha senso, perché quelle che vengono sbloccate oggi sono quelle di lancio (tra 0,5 e 2,5 miliardi di dollari, a seconda degli articoli internazionali) mentre è chiaro che servono svariate decine di miliardi. I commentatori più attenti esplicitano anche la disponibilità di risorse governative anche per l’approvvigionamento dei materiali necessari, essendo necessario ricreare un intero ecosistema. La partecipazione europea comprenderà l’instituto belga Imec.

Rapidus non è il primo passo della strategia nipponica: già TSMC, Kioxia e Micron Technology hanno chiesto ed ottenuto il permesso di sviluppare foundry sul suolo giapponese. La presenza di IBM nel nuovo accordo (qui il comunicato stampa)  è probabilmente il motivo per la maggiore diffusione della notizia nella parte di mondo che non scrive con ideogrammi.

Anche altri concetti, come “2nm” e “entro il 2027” sono solo punti di riferimento per dire “all’avanguardia” e “al più presto”, un po’ come il “mille” che nei resoconti medievali indica “più di quelli che si possono contare al sol guardo”, ovvero una trentina.

E’ anche evidente che questa avanguardia produttiva dovrà rifornire tutti i device che eseguono carichi di lavoro per AI, AR e VR. La filiera andrà dagli occhiali per AR a tutto quanto farà edge computing, dagli smartphone ai server specializzati on premises ed in cloud. In quest’ottica si svilupperanno non solo chip completi di grandi dimensioni, ma anche i chiplet, unità di ridotte dimensioni in tecnologia avanzata da integrare in soluzioni modulari. 

tecnologia IBM a 2nm
Tecnologia IBM a 2nm

Intanto in Cina, Biren ed Nvidia depotenziato

Il mondo prosegue la sua marcia di riappropriazione delle produzioni strategiche di semilavorati, alimenti e tecnologia. Parlando di tecnologia, per decenni la produzione di wafer e chip è via via passata nelle mani di Taiwan, con l’idea che per restare leader bastasse mantenere in casa il design.

La Cina ha lanciato Biren, il suo chip di AI per server ed oggi può importare solo versioni depotenziate dei chip statunitensi come il Nvidia A800, che dovrebbe rispondere ai requisiti normativi imposti dal governo USA ed erogare potenza sufficiente ma non esuberante in sistemi nati per l’A100. 

Il caso del Giappone è emblematico. Negli anni ‘70 del secolo scorso, infatti, fu proprio l’industria digitale a portare sugli scudi l’economia locale. I produttori statunitensi avevano delocalizzato produzioni di tutte le fasi in un Paese che viveva di regole strette e nel mito della produttività a tutti i costi. Via via i motivi vennero meno ed oggi il Giappone ha in casa ben poche produzioni.

Secondo chatGPT, ci sono diverse fonderie di silicio in Giappone, inclusi i principali attori come Toshiba, Sony e Renesas. Queste aziende producono un’ampia gamma di prodotti, inclusi microchip e altri componenti elettronici, utilizzando processi e tecnologie di produzione avanzati. Alcune delle altre famose fonderie di silicio in Giappone includono Fujitsu, NEC e Hitachi.

Cosa succederà in futuro?

Il Giappone sta quindi sviluppando a suo modo un equivalente del Chips Act statunitense ed europeo per fronteggiare gli avvenimenti geopolitici che si prefigurano. Da quando la Cina ha chiarito che intende ridefinire il confine con il territorio taiwanese (che considera suo) e delle produzioni che da quel territorio vengono realizzate, Europa, Stati Uniti e anche Giappone hanno iniziato un movimento di coopetition per disseminare in pochi anni la produzione di wafer e chip di elevata tecnologia in molti altri posti del mondo. Ovviamente nel medio termine si configura un nuovo confine, quello tra collaboration e competition, che però al momento sembra molto lontano.

L'autore: Leo Sorge

Leo Sorge

Divulgatore di scienze e tecnologie reali o presunte. Ha lavorato e diretto riviste di divulgazione. Ha collaborato a molti libri, tra i quali The Accidental Engineer, Lavoro contro futuro e Internetworking.
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