La piena realizzazione del metaverso come prossima internet immersiva richiede il superamento di diverse sfide tecnologiche senza precedenti e il contributo di centinaia di aziende.
Attraverso una serie di analisi, prodotte nell’ambito dell’Osservatorio Metaverso, ho provato a mettere a fuoco i contorni di un ecosistema che già si sta formando, senza grande coordinamento, ma con la chiara idea di una inevitabile evoluzione del nostro modo di relazionarci in rete.
Il tassello principale del futuro metaverso sarà l’infrastruttura di rete che non potrà essere quella attuale perché presenta molteplici limiti, come l’affidabilità, l’ampiezza di banda e la latenza delle trasmissioni di dati. Le reti 5G e 6G miglioreranno la situazione, permettendo la fruizione di mondi tridimensionali complessi e di esperienze interattive e immersive, in tempo reale. Un lavoro che richiede le innovazioni degli operatori di rete (Samsung, Nokia, Huawei, Ericsson, Docomo), delle Content Delivery Network (Akamai, Cloudflare, Fastly) e delle telco (TIM, Vodafone, AT&T, Verizon, T-Mobile, BT, Orange, Jio).
Il metaverso richiederà una capacità computazionale mai affrontata finora per gestire le esperienze in rete. Pensiamo alla “renderizzazione” o visualizzazione in tempo reale dei mondi virtuali che abiteremo. Essa richiede una notevole potenza di calcolo fornita da processori specifici per l’elaborazione grafica (GPU o Graphics Processing Unit) che animano i nostri computer e smartphone. Tale potenza è sufficiente quando si tratta di dar vita ad un gioco o ad un’applicazione, il cui pacchetto di dati viene scaricato dall’utente prima dell’utilizzo. Ma quando si tratta di generare elementi tridimensionali in real time il carico di lavoro cresce considerevolmente. Per risolvere il problema si pensa ad un’architettura di computing differenziata e combinata, fatta di computazioni che avvengono a diverse distanze dal luogo in cui si trova l’utente (si parla di cloud, edge, local computing).
Tra i player di queste architetture di computazione ci sono Google, Amazon, Microsoft, Oracle, Edgegap, ClearBlade, Vultr, Digital Ocean. Mentre i più importanti produttori di CPU e GPU ci sono NVIDIA, AMD, Intel, Qualcomm, Samsung, Apple e Biren.
Le esperienze più immersive ed intense che faremo nel metaverso richiederanno dispositivi speciali come i visori per la realtà virtuale e mista, già prodotti da player importanti come Meta, Microsoft, Pico (acquisita da ByteDance, la società che possiede TikTok), Sony, HTC, Valve Index, Varjo e Lenovo (più focalizzati sulle attività enterprise). A questi si aggiungono i produttori di dispositivi aptici per tracciare più accuratamente i movimenti e simulare le interazioni con gli oggetti, come XSense e Teslasuit.
Infine ci sono le aziende che puntano su occhiali più leggeri per abilitare esperienze di realtà aumentata come Snap e sui Spectacles, NReal, Niantic, Magic Leap.
Il metaverso non richiederà soltanto innovazioni hardware, ma anche software. Alla base ci saranno i sistemi operativi attuali (Microsoft, Apple, Android, Pico, Meta), sui cui poggiano almeno tre tipi di software specifici:
- i “motori di rete” (Improbable, Photon, Coherence, Normal) servono a risolvere il problema della coesistenza di più avatar nello stesso ambiente. Al momento, nei mondi virtuali attuali si arriva ad ospitare un centinaio di persone, con diversi stratagemmi tecnici. Ma alcuni test hanno dimostrato anche la possibilità di arrivare a 20.000 utenti;
- motori grafici (Unity, Unreal Engine, Godot, Unigine, CryEngine, Open 3D Engine) sono quei software che permettono agli sviluppatori di mondi tridimensionali di non partire da zero, ma da funzioni riutilizzabili per la gestione della memoria, della fisica delle animazioni, delle luci o dei suoni;
- le piattaforme di modellazione (NVIDIA Omniverse, ZBrush, Cinema 4D, Autodesk Maya e 3DS Max, Adobe, Blender) che servono a creare oggetti digitali per arricchire i mondi virtuali.
La blockchain, con i suoi protocolli specifici, potrebbe essere un componente importante del metaverso, in particolare per quanto riguarda la gestione dell’economia di alcuni mondi virtuali. Tra le reti già sperimentate in alcune applicazioni ci sono Ethereum, Avalache, Cardano, Algorand e Polygon.
Infine l’ultima sezione dell’ecosistema è quella dedicata alle applicazioni che ci permetteranno di vivere esperienze più o meno immersive. Comprende le aziende impegnate nella costruzione dei mondi digitali tridimensionali (ce ne sono oltre 40 che ho identificato nella mia Mappa del Metaverso) e dei servizi necessari al loro funzionamento. Tra questi quelli che consentono di creare e scambiare oggetti digitali (RTFKT, DressX, The Fabricant), di realizzare avatar (Ready Player Me, Genies, Crypto Avatar, Avatar SDK, Tafi) e gestire transazioni (Metamask, Wallet Connect, Coinbase Wallet, Venly, VCoin, Xsolla, Fortmatic).
Questa è solo una prima ricognizione di un ecosistema in fase di configurazione che oltre alle aziende commerciali vedrà anche la presenza di organismi che dovranno definire gli standard di interoperabilità necessari per far comunicare le diverse tecnologie e consentirci un’esperienza fluida e senza intoppi. Al centro di questo ecosistema ci siamo noi che dovremo contribuire alla costruzione e alla gestione di una nuova società digitale.