Cosa devono sapere i leader aziendali sul metaverso nel 2023? Quattro osservazioni sulle strategie, a partire da un’intervista a Matthew Ball
Il clamore attorno al termine metaverso si è certamente attenuato negli ultimi tempi. Vuol forse dire che le tecnologie relative hanno rallentato? È molto difficile che sia questa l’effettiva realtà: gli investimenti vengono pianificati su base pluriennale e non su base emotiva. Quello che vediamo, su media tradizionali o sociali, non ha quindi niente da spartire con la realtà.
Essendosi abbassato il polverone mediatico, è più semplice vedere quale sia la reale sostanza dietro ai titoloni. Il dirigente strategico può finalmente comprendere gli elementi di base per prendere decisioni avvedute.
I malintesi di una rivoluzione
“Il numero di mondi virtuali realizzati ogni anno, il numero di persone al loro interno, così come il denaro e il tempo che spendono e l’influenza culturale di quegli spazi, continuano a crescere”, ha spiegato Mattew Ball a Strategy + Business. “L’implementazione della simulazione 3D in tempo reale e della tecnologia dei motori di gioco va avanti, aumentando le applicazioni aziendali, sanitarie, industriali e molte altre”.
Il metaverso non è stato sopravvalutato
Come spesso accade, inizialmente c’è stato un boom nella popolarità. Queste esplosioni di pseudo-popolarità generano attrazione ed ulteriore confusione. In particolare, il metaverso è stato via via confuso con i videogiochi, la realtà virtuale, le criptovalute e gli NFT, e così via. Molti pseudo-esperti, anche di gran fama, continuano a far confusione.
Spinti dall’insano bisogno di competere prima di capire, molti dirigenti hanno iniziato a usare quel termine prima che lo capissero veramente. Non si tratta di sopravvalutazione, perché di fatto mancava del tutto una prima valutazione reale.
Ma “chi davvero si occupa di queste tecnologie, come Tim Sweeney di Epic Games e Jensen Huang di Nvidia, ha descritto lo sviluppo del metaverso come un processo pluridecennale la cui formalizzazione era appena iniziata”. C’è stata una forte attenzione quando Facebook ha cambiato nome in Meta, suggerendo che il metaverso fosse imminente. Era però una comunicazione fatta per ottenere un grande impatto: anche Zuckerberg aveva detto che il metaverso era lontano almeno cinque o dieci anni. La confusione nel pubblico è comprensibile, ma tra i tecnici no.
I crolli delle crypto e i successi dell’AI
Ora l’attenzione è rivolta all’intelligenza artificiale. L’attenzione dei media è quindi passata a questo argomento, diminuendo la pressione sul metaverso. L’IA viene usata anche nel metaverso: come in tutte le applicazioni implementate al momento, è solo collaterale e neanche essenziale, anche se ovviamente lo sta diventando per prestazioni e ampiezza di possibilità.
Anche altri affluenti della comunicazione malamente collegati all’AI stanno diminuendo la pressione sui media, Le criptovalute sono crollate, la realtà virtuale non ha trovato il prodotto adatto al mercato e le entrate dei giochi negli Stati Uniti hanno registrato il loro primo calo, anno dopo anno, dal crollo delle dot-com.
Tutto ciò ha tolto aria alla “bolla” del metaverso, ma non ne ha alterato né il potenziale, né l’effettiva crescita tecnologica. Ha certamente ridotto gli investimenti di quelle aziende che si sarebbero comunque fermate al primo intoppo.
La competenza non arriva all’improvviso
L’esplosione di deformata popolarità, seguita da un crollo dell’attenzione, non è specifica del metaverso. Si sposa con una curva empirica che da qualche anno trova molto seguito. Uno dei nomi con cui la conosciamo è “effetto Dunning-Kruger”: la gente crede di capire subito cose delle quali non ha la benché minima competenza. Ciò accade per due effetti principali: la grande disponibilità d’informazione preconfezionata e (per semplificare) la nulla competenza media nel distinguere ciò che è possibile da ciò che è probabile.
Un altro modo nel quale conosciamo questa curva è come Hype Cycle. Le due curve non sono esattamente identiche, ma direi che si assomigliano molto. L’analista Gartner la usa molto per mappare l’avanzamento delle varie tecnologie nel tempo (l’abbiamo approfondita qui), ricordando sempre che la curva va valutata insieme alla velocità con cui una specifica tecnologia la percorre: questa velocità è variabile e diversa per ciascuna tecnologia.
Promemoria per i CxO
Da questa serie di osservazioni possiamo provare a desumere qualche punto di riferimento per orientarci. Certamente, la situazione è ancora troppo fluida per permettere la descrizione di una metodologia standard. Tuttavia, possiamo identificare alcuni elementi discriminanti da portare all’attenzione dei dirigenti strategici. Ne ho identificati quattro: tempi d’intervento, inter-dipendenza degli investimenti, comunicazione per obiettivi, attenzione ai numeri. Se sembrano cose già viste, è perché non è la prima volta che introduciamo in azienda un nuovo stack tecnologico.
- Il metaverso non è (ancora) qui
Il metaverso sarà un insieme di metamondi federati con regole comuni. Abbiamo a disposizione alcuni mondi che seguono parzialmente le specifiche dei metamondi, ma non sono (ancora) connessi. Gli investimenti d’oggi sono quindi in mondi virtuali del tutto proprietari. E’ strategico considerare le opzioni di futura interconnessione con altri mondi virtuali.
- Il metaverso non influisce direttamente sugli investimenti in corso
Si tratta infatti di una tecnologia evolutiva, non sostitutiva. I suoi dispositivi completeranno i modelli odierni e con loro conviveranno. Il visore, o gli occhiali, o le lenti a contatto, o il chip neurale non sostituiranno lo smartphone né il notebook, il cloud né l’edge computing.
Non è necessario considerare le relazioni tra le azioni commerciali fatte finora. Certamente le sue tecnologie sono avanzate e l’adozione spingerà verso l’alto le prestazioni del sistema informativo complessivo. Come per ogni tecnologia in via di definizione, i costi sono alti e non facilmente determinabili.
- Comunicate gli obiettivi, non gli strumenti
Il metaverso è uno stack tecnologico, quindi uno strumento. Non è quindi un punto di arrivo: dichiarare una strategia per il metaverso è una comunicazione affabulante ma sbagliata. La comunicazione principale va fatta per obiettivi: stiamo implementando un gemello digitale, un videogioco, il ticketing NFT e via dicendo. Eventualmente l’adozione (dello stack tecnologico) del metaverso può essere oggetto di una comunicazione secondaria.
- Non fidatevi dei numeri sul mercato
Il metaverso non è (ancora) catalogabile come mercato. Alcuni rapporti hanno provato a valutarlo in questo modo:. Precedence stima che supererà 1,3 trilioni di dollari nel 2030.
McKinsey prevede che l’industria dell’e-commerce ne trarrà i maggiori benefici, con un impatto sul mercato stimato in 2-2,6 trilioni di dollari entro il 2030, seguito dalla pubblicità del mercato del virtual teaming accademico (da 180 a 270 miliardi di dollari), pubblicità (144-206 miliardi) e giochi (108-125 miliardi).
A mio avviso, in mancanza di definizioni e metodologie comuni questi sono numeri in libertà.