Attualmente esistono diverse idee di metaverso. Tuttavia, alla luce dello stato attuale dell’arte, ciò che mi pare di capire è che nessuna di esse potrà prescindere dal realizzare alcune caratteristiche o Principi fondamentali comuni. Questi Principi fondamentali sono l’immersività, la persistenza, la sincronicità.
In una serie di articoli, d’impronta filosofica, proverò a dis-piegare gli ambiti di senso potenziale di cui ciascuno di questi tre Principi è portatore, al fine di ipotizzare in che modo la realizzazione effettiva del Metaverso cambierà il modo in cui vivremo la nostra inter-connessione digitale-(virtuale).
Cominciamo dal Principio dell’Immersività e proviamo ad esplicitare l’ambito di senso di cui tale termine è veicolo. Iniziamo a fare questo per differenza, partendo cioè dal modo di dire che utilizziamo quotidianamente per definire la nostra attuale interconnessione digitale, ovvero “navigare in Rete” o, come dicono gli inglesi, “surfing the web”.
Fermiamoci un attimo a riflettere su tale espressione. Vediamo che essa si addice benissimo all’attività che sta a significare (e cioè, il navigare in quell’oceano di informazioni e relazioni “liquide” che è il web attuale). Tuttavia l’espressione non sembra così adatta a definire l’esperienza virtuale-immersiva che dovrà caratterizzare il Metaverso, almeno per come l’abbiamo iniziata a immaginare.
L’ambiente immersivo che il Metaverso ci promette, infatti, dovrà essere avvolgente, coinvolgente, inglobante, pervasivo. Un ambiente, dunque, diverso dalla realtà commista di digitale e materiale che viviamo tutti i giorni. Una realtà digitale, dunque, che (forse) non utilizzeremo più (solo) per ricercare informazioni o stabilire relazioni mossi da esigenze tanto materiali quanto digitali, ma una realtà virtuale che (forse) visiteremo (per lo più) in vista della sua stessa sperimentazione, mossi cioè dalla pura curiosità di farne esperienza.
Rimaniamo all’interno dell’ambito di senso che il termine ‘immersività’ evoca e ipotizziamo che, forse, la sperimentazione di questo nuovo ambiente virtuale immersivo richiederà da parte nostra anche un qualche tipo di adattamento all’ambiente stesso.
Proprio come avviene durante un’immersione sottomarina, o anche come avviene quando partecipiamo ad un incontro immersivo su un qualche argomento, quando ci “immergeremo” nell’ambiente virtuale di questo o quel Metaverso, forse dovremo saperci adattare all’alterazione che subiranno i nostri sensi (e in questo la strumentazione di cui potremo disporre sarà determinante), così come, forse, dovremo fare i conti con una qualche modificazione nella stessa percezione di noi stessi (il nostro Avatar, infatti, potrà essere ben più di una semplice estensione della nostra persona, come accade oggi, ad esempio, con i nostri profili social).
Da quanto detto possiamo ipotizzare che, se probabilmente non sostituiremo il modo di dire “navigare in rete” con l’espressione ”immergersi nel Metaverso“, tuttavia l’espressione che utilizzeremo per definire il nuovo modo di vivere l’interconnessione digitale-virtuale forse saprà comprendere nel suo senso complessivo anche gli aspetti legati all’immersività appena abbozzati.
Quando ciò avverrà, quando cioè cambierà il modo di dire con cui definiremo il nostro inter-connetterci nel Metaverso, forse potremo anche arrivare a dire che un’epoca della storia umana sarà finita e un’altra sarà cominciata. Questo perché, per dirla con il pensiero di Michel Foucault, un cambiamento nel linguaggio comune è spesso segno di cambiamenti ben più profondi e radicali. Cambiamenti che possono riguardare i rapporti e le relazioni di potere (sia a livello macro che a livello micro); cambiamenti che possono aver a che fare con le modalità di indagine utilizzate per costruire saperi e conoscenze (il vedere, cioè il considerare, aspetti del mondo che prima non notavamo); cambiamenti che possono manifestarsi persino nel modo in cui si esprime la soggettività umana (e che, nel nostro caso, potranno essere causati proprio dall’importanza e dall’influenza sempre maggiori che acquisiranno i nostri Avatar per le nostre vite; importanza e influenza delle quali, per ora, è impossibile immaginarne la portata).
Tuttavia, non abbiamo ancora oltrepassato questa probabile soglia che dividerebbe un’epoca storica da un’altra e il cui eventuale accadimento sarà causato, e in maniera decisiva, anche dall’avvento del Metaverso. Dobbiamo infatti attendere ancora del tempo prima di poter sperimentare cosa significherà concretamente immergerci in un ambiente virtuale e quali eventuali cambiamenti questo nostro fare potrà provocare a livello delle relazioni di potere, delle modalità di sapere, delle espressioni della nostra soggettività.
Allo stato attuale dell’arte – è evidente – le promesse di una realtà virtuale totalmente immersiva sono ben lontane dall’essere mantenute. E non solo per l’attuale assenza di strumentazioni all’altezza di tali promesse. Gli attuali mondi virtuali, e le esperienze che in esso possiamo già fare, sono per ora caratterizzati da limiti che riguardano principalmente una non ancora completa comprensione delle possibilità di inter-azione che una realtà virtuale degna di questo nome dovrebbe permettere. Ne abbiamo parlato in questo post.
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